Non sarà sfuggita neppure al turista più disattento la imponente campagna pubblicitaria della vicina Repubblica di San Marino che troneggia nella maxi cartellonistica che tappezza tutta la riviera romagnola con lo slogan “Lontana dai luoghi comuni, vicina a te”.

Anche io ho drizzato le orecchie e spalancato le narici: perché mi è apparsa subito come un clamoroso autogol su cui, con tutto il doveroso rispetto per i creativi che l’hanno ideata e per i molti soldi che deve essere costata, vale forse la pena di ragionare serenamente. Dunque, mi documento.

Lanciata ufficialmente qualche giorno fa a Roma – “luogo comune” al massimo grado – dal segretario di Stato per il Turismo Federico Pedini Amati e dalla direttrice dell’Ufficio del Turismo della Repubblica Nicoletta Corbelli, la campagna è stata affidata al gruppo sammarinese Expansion “Let’s grow!” che sulla propria home page – tanto per restare in tema di luoghi comuni – sbandiera la vignetta di un improbabile Federico Fellini con tanto di cappellaccio e sciarpa rossa con la scritta «Benvenuto nella terra della dolce vita», a seguire le pagine Rock, Beach, Nature, Empire, Castle, Bike, Culture & Food a declinare le attrattive della dolce vita romagnola.

Perché mi colpisce questa campagna? Perché stranamente azzecca per davvero i due temi fondamentali che da sempre caratterizzano la difficoltà di “posizionamento” turistico e soprattutto culturale dell’Antica Repubblica rispetto al “piano strategico della riviera” del bravo, anzi bravissimo Capitan Gnassi che, ai piedi del Titano, cala le sue reti di cattura della paranza turistica che resta dopo il Covid-19.

Dunque, i “luoghi comuni” che la campagna pubblicitaria vorrebbe bollare e contrastare sono quelli che da sempre caratterizzano Rimini e tutta la “palude” – che un tempo lontano era realmente tale – che si dispiega ai piedi dei pinnacoli sammarinesi da conquistare come tanti piccoli Mauro Corona, Walter Bonatti o Achille Compagnoni? Oppure i luoghi comuni sono le idee che da sempre caratterizzano San Marino come un paese di traffici illeciti per evadere le tasse italiane e di fannulloni che hanno nuotato nell’oro vendendo fatture false e location per finti import- export?

Ma il lussureggiante entroterra di boschi, cascate e natura selvaggia che i creativi di Extension si sono inventati per contrastare entrambi questi  luoghi comuni – una specie di ventata di aria fresca! – sembrano rimandare più alla torbida fantasia di un ragioniere frustrato dalla realtà come Salgari (mancano solo le tigri!) che non alla tranquilla serenità delle nostre colline e a una reale “conversione” delle antiche pratiche sammarinesi.

C’è poi il tema –verrebbe da dire “drammatico” – della vicinanza/lontananza di San Marino, letteralmente “un passo” da Rimini, in realtà “lontanissima” dalla costa: ci vuole quasi più tempo a raggiungere il suo centro storico che quello di Bologna. Assassinato nel dopoguerra, per motivi diciamo pure “politici”, il trenino azzurro regalato dal Duce a San Marino, che rappresentava il principale e fascinoso collegamento fra mare e Monte Titano – il libro Sui binari di un sogno. Dai treni scomparsi al futuro della mobilità nel riminese che pubblicai nel 2010 raccontava con dovizia di documentazione fotografica la storia di questa ferrovia perduta –, il problema del collegamento dell’Antica Repubblica con la costa resta irrisolto. Incapaci di ridargli vita (come sarebbe stato possibile, ma non avrebbe risolto il problema…) i governanti sammarinesi di ogni colore politico hanno preferito sostituirlo, dal 1965, con una superstrada ormai da incubo.

Il problema di come porsi “vicino ” ai turisti senza pregare perché aumentino le giornate di pioggia, le sole che vedevano tristi trasferte di pullman salire verso il Titano per uno shopping di paccottiglie da quattro soldi (persino le gondole, hanno masochisticamente notato i sammarinesi in conferenza stampa!) è davvero drammaticamente reale. Tramontata la sirena del divertimentificio riminese e delle sue discoteche, finita l’era dei grandi assembramenti tipo Molo street parade e Notti rosa, i futuri turisti vengono oggi blanditi dalle nuove offerte “culturali” della capitale, a sua volta convertita a green , con le passeggiate soprelevate del nuovo lungomare piantumate a macchia mediterranea, col suo castello vestito a nuovo e le grandi mostre che lo animeranno; con l’intero centro storico riconvertito a grande circo felliniano come alternativa alla spiaggia; e una pletora di ristorantini e ristorantoni a molte stelle che non intendono affatto distruggere il grande luogo comune della mitica piadina ma renderlo ancor più attraente nella logica del “concept bar”.

La controffensiva pubblicitaria di San Marino, la sua risposta di come strappare questo sempre più prezioso turista che a fatica percorrerà il kilometro zero che separa i mille alberghi della costa dal centro storico, per trascinarlo in vetta, appare davvero come la patetica fuga in un sogno.

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