Non so quanti di voi hanno avuto la possibilità di seguire nei giorni scorsi (14-17 maggio) la straordinaria cavalcata virtuale di 60 incontri con oltre 140 ospiti collegati in streaming con cui il Salone del Libro di Torino ha saputo trasformarsi di fronte alla emergenza Covid-19 che ha impedito al Lingotto di aprire i tradizionali battenti al suo pubblico di fedelissimi. Poscia, più che ‘l dolor poté ‘l digiuno! verrebbe da dire a proposito dei benefici effetti che il digiuno di assembramenti sembra aver offerto su un piatto d’argento al Salone – che profeticamente si era dato il titolo di “Altri Mondi”. In soli venti giorni Il bravo Direttore artistico Nicola Lagioia è riuscito a costruire un Salone EXTRA, convincendo e trascinando nell’avventura l’enorme accrocco di Istituzioni e sponsor che reggono il baraccone fieristico torinese dai tempi della rovinosa “guerra ” con l’AIE per il tentato ratto del Salone a Milano. Idea fantastica! L’avessero avuta gli editori di Milano, invece di bruciare milioni di euro per fare una ridicola e fallimentare concorrenza analogica a Torino”! Un “uovo di Colombo” come la versione in streaming del Salone non può che rendermi felice: per 4 giorni ci è bastato un clic per vedere Alessandro Barbero agitare le sue manine all’interno della Mole Antonelliana e raccontarci come le pandemie hanno sempre cambiato la Storia! O la intelligente astronauta Samantha Cristorforetti, intervistata da una Valeria Parrella supersexy, raccontarci come dalla spazio cambi la percezione del mondo e le nuvole e i mari e le città, le albe e i tramonti si succedano ogni 90 minuti!… E a seguire il bravissimo autore indiano de L’isola dei fucili pubblicato dallo storico piccolo editore Neri Pozza, Amitav Ghosh, una specie di padre spirituale della piccola Greta Thunberg e capofila di una frotta di autori ed editori filo-Friday for Future che affollano il palinsesto di questa edizione virtuale del Salone! E via per quattro giorni – con lo smartphone sempre acceso sulle “dirette” – un incontro dietro l’altro, fra deja-vue e scoperte, delusioni e sorprese, tutto il gotha della intellighenzia consacrata o emergente, dagli insopportabili Gramellini e Saviano (che trombonescamente ha intonato il cantico di chiusura del Salone sotto una inquietante Torre di Babele ) fino alle vette sublimi degli interventi di Richard Scarry col suo Zigo Zago o dello straordinario Enzo Bianchi che ha pubblicamente sbeffeggiato Radio Maria…
Personalmente non tornavo a Torino da quando, ospite della Regione Emilia Romagna, con focone e pacchi di piadina precotta, vendevo piade farcite coi miei libri (che ne fissavano il prezzo) e bottiglie di Sangiovese con le copertine incollate sulle bottiglie… e il libro in omaggio! Il lontano 2012 fu l’ultima edizione di cui scrissi, disgustato (perdonerete la lunga auto-citazione): “Fuggo da questi saloni tarlati dalla crisi come un passero verso i monti, pigolo come una rondine , gemo come un gufo fra le rovine confidando nella Salvezza dell’intelligenza e della Creatività: niente a che vedere con i pretesi “divini” algoritmi di Amazon , di Google o di FaceBook che regolano il marketing moderno, scavando nei cunicoli dei dati raccolti a spese della stupidità collettiva , questa sì a rischio di deflagrazione per accumulo di grisou. La Creatività in cui confido è quella che parte dalla fiducia nel futuro, dallo stimolo di una sfida epocale. Fuggo da questo Salone dove si percepiscono già gli scricchiolii di un’epoca che sta per essere travolta da un terremoto epocale , come quello di Efeso nel dipinto della Scuola riminese del Trecento…”. A proposito di profezie!
Da allora sono passati 10 anni! Ma Il Salone EXTRA nato grazie a Covid-19, che pure mi ha entusiasmato, pare quasi più un prototipo di come potrebbe essere la buona TV culturale invocata recentemente da Pupi Avati , con un Nicola Lagioia successore fisiologico dello stanco Fabio Fazio, mi viene da dire; sembra ancora il parto di un elefante più che la nascita di una colomba: bellissima la grafica, eccellente il ritmo e la formula dialogante, ma i contenuti e le forme dei “Libri della ripartenza” – così è stato chiamato il “catalogo” promo di testi che precedeva e seguiva le dirette in streaming – non mi sono sembrati francamente capaci di prefigurare “Altri mondi”; e non ho visto traccia di ragionamento su come saranno “pensati”, “prodotti” e “distribuiti” i libri nella Società post-Covid-19! Al predecessore di Lagioia , Ernesto Ferrero, nel fatidico anno 2000, avevo proposto di mettere al centro del Salone una grande macchina da stampa digitale capace di stampare “On Demand”, in copia unica, i libri di tutti gli editori partecipanti – sia in presenza che da remoto: una provocazione per ragionare del “vero” futuro del libro, come avevamo fatto in una storica Missione al Consiglio d’Europa – con Giuseppe Vitiello e Guido Conti – nel “lontanissimo” 1998, stampando in diretta, a Strasburgo, un libro il cui file veniva spedito da Rimini! Fui meno bravo di Lagioia: non riuscii a convincere né Ferrero né le pigre Istituzioni di quegli anni!
“Cerco una conclusione, un bandolo – scrivevo dopo quella delusione che, in parte, è la stessa di oggi – senza trovarlo: non per eccesso di complessità, ma al contrario, per eccesso di ovvietà. Gli editori che gremiscono il Salone sono come bisonti al galoppo verso il baratro che non vedono: pesanti come i loro scatoloni di libri, la merce più pesante che esista. Pesanti nei contenuti, nella grafica, nel modo di proporsi al pubblico, merce da bazar, contenuti affastellati: libri da frittata, appunto… L’immagine finale di Blade Runner mi sembra la più appropriata per concludere: il libro-colomba lanciato nella pioggia della crisi dal morente editore (Roy Batty) che si credeva immortale, è la sola ragione di speranza”. Una speranza per il futuro del libro, come per la bella replicante Rachael, salvata da Deckard e con lui in viaggio verso la Galassia, che pure non si sa, se vivrà… Buon lavoro per il futuro del Salone, Nicola!
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