Il romanzo Tre Uomini torna su un palcoscenico. Immaginate la solita presentazione? Con l’autore seduto davanti a una distratta platea a leggere impettito alcuni passi del suo libro? Non venite. Rimarreste delusi.
Day Zero è un’esperienza nuova. Il libro è solo l’oggetto. Quasi una scusa. Day Zero è fatto di persone.
Finalmente riesco a rispondere con illusoria precisione a una domanda piuttosto semplice. Ma difficile.
“Il tuo libro di cosa parla?”
Il mio libro parla di anticomunicazione. In un mondo in cui tutti sono in contatto con tutti, nessuno lo è veramente. Si rischia di perdere il senso profondo della comunicazione. Quell’atto così straordinario che ci fa esclamare con orgoglio: “Noi siamo la specie superiore!”.
Nel mio libro tutto il mondo diventa un tetro museo di statue di pietra. Rimangono in vita solo pochi eletti e anche la comunicazione tra di loro incespica, si riduce a pochi, freddi dialoghi. Il flusso del libro spesso coincide con quello della coscienza del protagonista, che si trova solo, in un mondo che fatica a comprendere.
A cosa serve questa digressione sul libro? Per dire che è un falso mito l’idea che uno scrittore comunichi meglio degli altri. Oggi è bravo a comunicare chi risponde più velocemente di tutti a una frase strillata su Facebook e riesce a dimenticarsene dopo un istante, inseguendo il nuovo post. Oggi moglie e marito sono seduti allo stesso tavolo ma si guardano raramente negli occhi, impegnati a scoprire le ultime novità dagli “amici”.
Io sono l’anticomunicazione. Tre Uomini è l’anticomunicazione. Day zero è il mio modo di comunicare.
Ecco cosa prevede la serata.
Ci sarà un concerto di musica cantautorale italiana con Mark Dantes e Daniele Romani: vi dedico le loro parole e la loro musica.
Ci sarà il videoclip di Tre Uomini, realizzato con il mio amico Andrea Bartoli: vi dedico la sua poesia.
Ci sarà Alessia Bastianini che ballerà sulle note di Max Richter e Chopin: vi dedico la sua grazia.
Ci sarà il sottoscritto che si sveglierà da un sonno profondo come se fosse “il primo uomo”: vi dedico la mia anticomunicazione.
Andrea Conti