Il 5 maggio è una di quelle date difficili da dimenticare. Ce l’anno inculcata fin dentro l’inconscio, a scuola, obbligandoci a imparare a memoria quei maledetti sei settenari di strofe manzoniane dedicate alla morte di Napoleone Il 5 maggio 1821. Non capendone il senso, le ripetevamo al galoppo proprio grazie al ritmo martellante di quei tre sdruccioli e due piani con tronco finale che fece della furba trombonata di Alessandro Manzoni una icona della poesia italiana: più duratura della stessa fama del Bonaparte, come non manca di insinuare lo stesso Autore. Provate a rileggerla così , senza spazi e senza senso, come la recitavamo noi ragazzi:
Eifusiccomeimmobile (sdrucciolo)
datoilmortalsospiro (piano)
stettelaspogliaimmemore (sdrucciolo)
orbaditantospiro (piano)
cosìpercossaattonita (sdrucciolo)
laterraalnunziosta’ (tronco)…con vigoroso accento sulla a finale.
Quante parafrasi sono state scritte su questo celebre incipit!
Dedicata a un “Ei” mai nominato direttamente ma di cui si narra nel prosieguo che fu due volte nella polvere, due volte sull’altar, la poesia è “furba” proprio perché in realtà è un selfie del poeta che professa di non aver mai messo la propria arte al servizio del potere, quando era trionfante (il servio encomio), ma neppure di essersi lasciato prendere dalla libidine dell’insulto (il codardo oltraggio) quando il potente era nella polvere. Ma ora può finalmente commuoversi, il poeta, alla notizia della morte di un Personaggio apparso e scomparso dalla scena della Storia con la velocità di un fulmine : “Dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno”.
La poesia racconta un Napoleone al tempo stesso erede e traditore della Rivoluzione francese che davvero sperimentò tutto, gloria e sconfitta, dal potere regale fino all’esilio a Sant’ Elena dove viene descritto come un uomo distrutto dai suoi stessi ricordi (il concitato imperio e il celere ubbedir), incapace persino di scrivere le proprie memorie.
E’ qui che scatta la domanda destinata ad essere reiterata nei secoli, non solo per Napoleone, ma per ogni Protagonista caduto di sella: “Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”.
Non so voi, ma a me questo 5 Maggio 2020 , l’indomani dell’ ennesimo Decreto che vorrebbe regolare le misure per il contenimento del contagio da coronavirus, fa pensare a che fine farà il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte.
Non analizzeremo la struttura dei versi del suo ultimo Decreto e non conteremo gli sdruccioli che fanno rima con “congiunti” , ma non possiamo fare a meno di notare alcune inquietanti similitudini fra i due poemi, a partire precisamente dal rischio di una ricaduta nella polvere del contagio se non si usa la massima prudenza. Anche il Presidente Conte, a sua volta erede e traditore della Rivoluzione grillina , si trova a combattere dal Manzanarre calabrese al simbolico Reno di Zaia, davvero a cavallo di due ere geologiche separate dal Coronavirus:
Ei si nomò: due secoli,
l’un contro l’altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe’ silenzio, ed arbitro
s’assise in mezzo a lor.
Pensare a Napoleone e a Conte come a uomini fatali sarebbe un gioco forse divertente ma di breve respiro per far schiumare di invidia il povero Matteo Salvini, che vorrebbe tanto esserlo un uomo fatale! Resta il fatto che il Manzoni, nella sua Storia della Colonna infame e nel trentunesimo capitolo de I promessi Sposi, racconta con impressionante lucidità il diffondersi della peste a Milano, l’ignoranza e il pregiudizio sul morbo, l’inadeguatezza dei provvedimenti, i lazzaretti affidati ai capuccini; e l’arma vincente adottata dal Tribunale della Sanità, “un espediente proporzionato al bisogno”: far passare in mezzo alla folla un carro coi cadaveri nudi di un’intera famiglia morta di peste quel giorno . E così per l’orrore suscitato “la peste fu più creduta: ma del resto andava acquistandosi fede da sé, ogni giorno di più” , alla faccia dei presunti untori e della attuale ossessiva, monotematica, insopportabile infodemia di statistiche, task-forces, Decreti governativi, conferenze stampa, autocertificazioni e proposte di preservativi di garza fra un lettino e l’altro. Ve la immaginereste una scena del genere sulla spiaggia di Riccione alla ripresa anticipata della balneazione ? Potere della propaganda!