Perché gli editori non ringraziano mai?
Re Giulio I (detto Einaudi) cioè figlio di papà (2° Presidente della Repubblica Italiana fra il 48 e il 55), modello e mentore di una generazione di editori che pendevano dai suoi vizi ideologici e culturali quanto le redattrici responsabili degli uffici stampa stranieri si facevano penetrare dai suoi occhi cerulei nel corso di sardanopaliche feste in castelli fra la Baviera e il Reno, Re Giulio I , dicevo, non ringraziava mai nessuno.
Tutto gli era dovuto, incluso il diritto alla fustigazione del linoitipista che commetteva tre volte lo stesso errore sulla stessa riga di piombo; figurarsi lo jus prime pomeridianae. Mai e poi mai, avrebbe ringraziato qualcuno, che so il suo fedele Roberto Cerati che riusciva a vendere i suoi libri anche in Zaire , oltre che a Segrate, dove lo scapestrato collega Giangiacomo si allenava in arrampicata libera sui Tralicci dell’alta tensione… Re Giulio I si concedeva all’adorazione dei suoi, pretendeva il bacio del frontespizio anche dagli struzzi, oltre che dagli assonanti.
Si capirà dunque perché noi piccoli editori di periferia, figli di modesti bancari, ricorremmo a Freud per poter uccidere tanto padre….
Personalmente l’ho fatto con le lacrime agli occhi, perché in fondo gli ho voluto bene come si vuol bene a uno struzzo, che pare più seducente di una Medusa . Povero Re Giulio I, che brutta fine: comprato da Mondadori, relegato in soffitta a fare il tarlo, lui maschio inveterato, mentre la pitonessa vedova dello scalatore di tralicci faceva valere le sue nascoste virtù di imprenditrice.
Povero Re Giulio I, giunto a mia volta alla veneranda età che avevi quando subisti il triste calvario, ti voglio ringraziare per averci mostrato tutti gli errori e gli orrori ideologici di una concezione editoriale incardinata nella ideologia oltre che nella carta, spingendoci verso una possibile redenzione virtuale che per tua fortuna non hai conosciuto, deludente anch’essa, incerta fra il Fabio Volo residuale del volo di Dannunzio e il self publishing pornazzone di Amazon, vero Limbo dell’Editoria di mezzo.
Io dirò invece grazie a Livio Mondini (Mondini, chi era costui?) che in questo limbo ci sguazza beato insieme ai suoi gatti e ai residuati bellici di quell’editoria cartacea che è stata ormai in tutte le trincee di questo secolo strampalato (e affascinante ben più di quello di Gutenberg), e che guarda dal buco di Internet, ormai pronto per l’ultima battaglia…
Per chi non lo conoscesse, Livio è il mutante, l’editore di second life, il paladino dell’accessibilità, l’eroe delle radici di carta e delle sua gemme digitali…