La mia generazione ha avuto due “cattivi maestri”, Marx e Freud. Atei professi e ribelli, entrambi. Oggi fuori moda. Certo, dico cattivi maestri col senno di poi, perché all’ epoca li consideravamo esattamente l’opposto, maestri d’eccellenza, anzi dei “liberatori” dai veri “oppressori” di tutte le libertà dell’uomo , da quella economica a quella sessuale.
Il clima oppressivo di cui parlo si sviluppava nella Scuola di quegli anni e si radicava nelle Istituzioni politiche e nell’intera società civile. Noi lo riconducevamo al nefasto influsso del terzo, o se preferite, del primo Maestro , da combattere: quel Gesù di Nazareth detto il Cristo, dal quale si iniziano a contare gli anni della Storia. Buffo, non vi sembra? Tre Maestri ebrei, Karl, Sigmund e Joshua.
“Se penso a tutto ciò che di cupo, di tetro, di irreale ha rappresentato la scuola per me come per tutti quelli della mia generazione, immagino, di irreale nel significato di negazione della vita, di una mediazione totalmente astratta e mortificante degli aspetti più veri, più concreti dell’esistenza …” : non poteva de-scrivermi meglio Federico Fellini, nel 1973, in occasione del processo penale che mi inflissero per la pubblicazione del Libretto Rosso degli studenti, le ragioni che spinsero una generazione (la sua, appunto, la nostra) a cercare gli strumenti culturali e politici coi quali liberarci dalla tetra cupezza della morale dominante e dallo sfruttamento delle classi egemoni di quegli anni.
Marxismo e Psicoanalisi rappresentarono davvero due gigantesche rivoluzioni concettuale nell’approccio ai problemi economici e a quelli psicologici dell’umanità. Sarebbe “bastato” distruggere il capitalismo (facendo trionfare la classe operaia); e liberare la psiche umana dall’oppressione sessuale e da tutte le sue angosce (attraverso lo studio dei meccanismi dell’inconscio) per creare una sorta di “uomo nuovo” , capace finalmente di confrontarsi con il grande tema della Creatività che lo rendeva simile a Dio! Questo doppio fronte della battaglia culturale generò addirittura un movimento, denominato “Sexpol”!
Anche il giovane Umberto Eco di quegli anni si dilettava di queste quisquilie : con gli strumenti della nascente semiologia duellava con la psicoanalisi la quale tacciava di “inganno” ogni tipo di “comunicazione” nella misura in cui (qualcuno ricorda questo tipo di interlocuzione?) “un contenuto dice sempre una cosa diversa da quella che vuol dire! ” .
La Critica tra Marx e Freud, il Convegno di Royamont, che deliziosi duetti quelli fra semiologi e psicoanalisti, sociologi ed economisti, etno-antropologi e storici dell’arte!
“Innumerevoli sono i fraintendimenti possibili – incalza Gino Zucchini, psicoanalista bolognese scomparso in questi giorni , dalle pagine del suo saggio sulle etimologie- E’ quasi un miracolo che due o più interlocutori arrivino ad intendersi. Nonostante ciò, misteriosamente, gli umani continuano a parlarsi”.
Tornano alla luce, queste meravigliose rovine archeologiche del pensiero, mentre faccio l’ennesimo trasloco interno della mia biblioteca: scoperte da batticuore come quello che deve aver provato Heinrich Schlieman quando trovò le prime tracce di Troia e del Tesoro di Priamo.
Dunque il Pensiero è davvero esistito! Marx, Freud, Jung, Adorno, Popper, Winnicot ma ben ancor prima di loro Platone, Aristotele e tutta la Scuola di Atene dipinta da Raffaello, Filone d’Alessandria e Tommaso Moro sono davvero esistiti? Che fine ha fatto il pensiero di centinaia e centinaia di pensatori, di buoni e cattivi maestri, una schiera innumerevole, che ha generato guerre e conflitti che a loro volta hanno generato Miti e Leggende che hanno riempito milioni di pagine di libri, a loro volta scomparsi e seppelliti sotto la coltre di sabbia della Storia come le Sfingi in Egitto?
Marx e Freud emergono sinistramente dalla sabbia di centinaia di libri ben allineati sugli scaffali, con tutti i loro “errori” smascherati dalla Storia. Ma mi viene da pensare che, forse, sono stato fortunato ad aver avuto questi “cattivi maestri”. Di sicuro anno riempito la mia vita di curiosità e di voglia di cambiamento, facendomi commettere una quantità meravigliosa di errori. Oggi mi guardo attorno e non vedo altro che una desolata assenza di pensiero.
Non fraintendetemi: non faccio lo spocchioso intellettualoide da strapazzo, meritevole degli stessi rimbrotti che Matteo Salvini riservava a Michela Murgia. Ma non posso fare a meno di domandarmi come sia stato possibile rendere così desolante – come pare a me quello attuale – la spazio della Politica, dell’Informazione e persino dell’intrattenimento.
Guardo con sgomento la mia biblioteca zeppa di cattivi maestri forse giustamente dimenticati – da Marcuse a Sartre – e sento compassione per questo Popolo attuale che non ha più consapevolezza di esserlo e che sembra non aver più bisogno né di Pensiero né di Maestri! Estraggo dalla sabbia di uno scaffale uno strano libretto scritto in dialetto polesano da Leandro Cutti uno psicoanalista sconosciuto ai più e lo apro a caso: “Fra i do, Gesù Cristo e Freud, mi a me fido pi de l’abreo pi vecio…” . Fra i due, Gesù Cristo e Freud, mi fido di più dell’ebreo più vecchio!
Quando si dice la libertà di pensiero e la capacità critica! Questo di sicuro era un buon Maestro.