Durante il viaggio che lo portava all’ospedale di Imola, Francesco non poté fare altro che riflettere. L’impotenza distrugge lo spirito, affoga ogni rinascita, annienta la volontà. Tanto varrebbe tirarsi il collo, appeso a un trave della stalla. Il vagare perenne in un limbo sconosciuto ti trasforma in un tappo di sughero in balia della corrente di un fiume. Che pena è il non potersi dire, il non essere creduto quale malato, l’essere costretti al silenzio per non venire fraintesi o presi per matti. Non è altro che l’impotenza, quel non aver rimedio, che ci costringe nell’angolo più muto della vita. Ma avanti, coraggio! A fanculo l’amarezza! Bisogna ridere dei propri limiti, trovare in essi l’odio che si ha nei confronti di se stessi per dare vita all’amore. Accetta il dolore, come figlio del dolore, se vuoi conoscere la gioia.
(Gian Ruggero Manzoni, Acufeni, p. 20)
A tutti i nostri lettori
i più sinceri auguri per una serena Pasqua!