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Il mercato editoriale è una cosa bellissima. Sostanzialmente, è una sontuosa contraddizione. ‘Mercato’ significa vendere, vendere, vendere. ‘Letteratura’ significa scrivere quel libro magnetico, totale e assoluto che annienta tutti gli altri, li rende inutili, vani, illeggibili. In sostanza, una casa editrice dovrebbe pubblicare solo libri vertiginosi, capaci ogni volta di nanificare quanto è stato pubblicato prima. Ovvio che per guadagnare debbano farcire il mercato di stupidaggini. Il mercato editoriale è bellissimo perché per evitare che si tramuti in una palude (d’atronde, i libri più importanti di sempre, da Omero a Dante, da Eliot a Dostoevskij, son tutti squadernati gratis on line) ti dicono quali sono i più bei libri del 2015 prima ancora che siano usciti. D’altronde il mercato editoriale odierno è questo: vendi ciò che decidi che deve vendere. Perché chi compra libri non sa cosa compra, basta che inciampi in una pila di libri nella prima libreria che capita convinto che sia una macelleria. Così il “The Indipendent” fa la lista degli irrinunciabili. Intanto, “Il gigante sepolto” (The Buried Giant) di Kazuo Ishiguro, per forza magnifico perché “è passato quasi un decennio dall’ultimo libro dello scrittore”. Tra gli attesi, anche il Premio Nobel Toni Morrison che in “Dio salvi il bambino” (God Save The Child) racconta “come un trauma infantile possa plasmare, danneggiandola, una vita adulta” (sai che novità). Matt Haig, invece, quello del Club dei padri estinti, ci spiega quali siano i “Motivi per rimanere in vita” (Reasons to Stay Alive), componendo “una meditazione sulla depressione”, in cui c’è poco da stare allegri, perché “dando un occhio al quadro generale, nel mondo occidentale il suicidio è la prima causa di morte per giovani sotto i 35 anni”. La letteratura finisce qui. Poi ci sono i libri sensazionalistici (Il diario di Gauntanamo scritto da “un detenuto imprigionato per 12 anni”, una manciata di libro che omaggiano Hollywood), la scelta è sempre ampia. Certo, c’è da dire, è un mercato editoriale a rischio zero: troppo facile puntare su un premio Nobel e su due scrittori pluritradotti in ogni angolo del globo. Non una novità, non un guizzo. Sarà un 2015 da retroguardia.

Davide Brullo