Mese: Ottobre 2014 (Pagina 2 di 2)

Cari Vescovi, a Gesù non interessa della famiglia

Copia di Michelangelo_Buonarroti_-_Tondo_Doni_-_Google_Art_Project
Non c’è bisogno di citare il familicidio di Cattolica: che la famiglia come istituto di buona morale sia mortale, anzi, già morto, lo sapevano bene Flaubert e Tolstoj, ripassatevi Madame Bovary e Anna Karenina. La Sacra Famiglia, tra l’altro, ornamento devoto sopra i talami di mezzo mondo cattolico, non importava neppure a Gesù, è un concetto importato dalla Curia romana per evitare insani estremismi.

San Giuseppe si fa carico di una minorenne ingravidata non si sa da chi e il Figlio, ingrato, visto che la presenza della mamma lo infastidisce mentre parla alla folla esclama, “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? […] Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12, 48-50). Il cristianesimo stermina l’istituto familiare ebreo e borghese, l’unica verità annunciata da Cristo è seguirlo, rinnegando se stessi, contro tutto e tutti (Mc 8,34). Intanto, contro la menzogna della famiglia.

Gesù non è l’angelo del focolare, ma appicca il fuoco, mette al rogo la bella famigliola unita: “pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre” (Lc 12,51-53). Il cristiano è colui che vota la sua vita a Dio, che si fa eunuco per il regno dei cieli (Mt 19,12): se proprio non ha le palle per aderire totalmente a Cristo, allora pigli moglie e eviti di tradirla, frenando la sua connaturata fame di sesso, come insegna San Paolo nel capitolo 7 della Prima lettera ai Corinzi.

Che ci ricorda che “chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie” (1 Cor 7, 32-33). Dai tempi medioevali dell’amor cortese, si sa che l’amore è tanto bello quanto più è impossibile, la donna amata è quella irraggiungibile. D’altra parte, la moglie, passata la luna di miele, è una rompiscatole succhiasoldi. La famiglia è la colonna della società del tempo che fu, una morfina sociale. Ora come ora è un nido di odi, un vespaio di rancori.

Che siano i Vescovi a raccontarci la lieta novella della bella famiglia è per lo meno paradossale. Dovrebbero istigarci alla verginità e alla solitudine con Dio.
Davide Brullo

Abbattiamo le librerie. Meglio un tablet

Brazilian Artists Create Labyrinth Using 250,000 Books
Se cerchi un libro, non vai in libreria. Non è un paradosso, lo sanno anche loro, le librerie.

Prendete le Feltrinelli: visto che ormai vendere libri è soltanto una delle tante attività di una libreria (e quella meno remunerativa), presentano dischi. In Feltrinelli più che lo scrittore da Nobel capita di incrociare la starlette di X-Factor. Oppure, per carità, il rocker più indipendente del Paese: ormai non esistono quartieri etici o giudizi estetici, si può vendere di tutto.

Comunque il dato resta: chi vuole un libro non va in libreria. Spalanca Amazon, digita, ottiene quello che vuole. Le librerie restano una piccionaia, uno specchio per allodole: chi non è abituato alla lettura, chi non sa cosa sono i libri, compra i libri in libreria. Così pensa di essere intelligente con Coelho sotto al braccio. Così pensa di essere colto con Flaubert in sacca – senza sapere che non basta l’autore-icona, conta l’edizione, la traduzione, l’editore…

Le librerie sono come i McDonald’s (tra l’altro, pacchiane leggi della società odierna, diventati ormai osterie che vendono hamburger salutisti, con schedina nutrizionale e dimagrimento 2.0). E visto che i fenomeni di massa ci fanno paura, ci riscaldiamo davanti al fuocherello dei fenomeni di nicchia.

Massimiliano Castellani in un interessante articolo uscito su Avvenire tre giorni fa redige la mappa dei “Librai alla riscossa”, cioè quei rifugi del sapere che non hanno di che spartire con i supermarket del libro, le Feltrinelli, per dire. Con la differenza che la materia prima è la stessa. Voglio dire: lo so da me che il negozietto sotto casa è meglio del fluorescente Conad a venti piani. Ma il tonno è sempre tonno, la marmellata sempre marmellata.

Si dirà, ma lì è a “chilometro zero”. Giusto. Ma alzi la mano chi conosce un libraio che smercia soltanto libri di editori della propria città. Nessuno. Tutti vendono la stessa roba: Mondadori, Adelphi, Rizzoli, se va bene qualche editore di medio cabotaggio. Se va meglio qualche piccolo, che però fa edizioni di pregio (e che perciò ha un sacco di soldi). Per evitare inutili romanticismi, precisiamo una cosa: la libreria non è questione di marchi, ma di persone. Spesso e volentieri le Feltrinelli reclutano il personale come fa McDonald’s. Meno ne sa, meglio è. Perché chi va da McDonald’s non vuole un consiglio enogastronomico, vuole un menù preconfezionato.

Di solito, invece, nelle piccole librerie indipendenti – come nelle osterie a gestione familiare – il proprietario è anche il migliore amico del compratore. Il suo consiglio vale oro.

Eppure, la mia esperienza da amante di librerie mi ha insegnato a non erigere steccati: il libraio più capace che conosca gestisce una libreria griffata Mondadori. Quello che ha ereditato la libreria di famiglia, per altro bellissima, è un cretino, di libri ne sa quanto un’ape. Il punto però è sempre lo stesso: vendono tutti la stessa roba.

E se io voglio, faccio per dire, Il quinto evangelio di Mario Pomilio oppure La montagna Hira di Inoue Yasushi oppure Claudiano tradotto da Milo De Angelis, non li trovo da nessuna parte. E se voglio la succosa novità del piccolo editore X mi rispondono immancabilmente “dobbiamo ordinarla”. Allora faccio da me, faccio prima. Per allargare il campo della questione occorre sapere che il libro “a chilometro zero” esiste.

Basterebbe abbattere le librerie attuali. Al posto dell’aula d’ingresso con impilati i libri dell’ultimo romanziere di successo (di solito da scartare come la peste), ci sarà un tablet. Il curioso – aiutato da un libraio competente – comincia la ricerca del libro preferito, perfetto. Lo trova. Clicca. Lo ordina. Il giorno dopo è stampato solo per lui (ed eventualmente, se uno è un feticista, personalizzato). A chilometro zero. Questo non è Blade Runner, ma la realtà, raccontata, se volete mettere fonti nello zaino, da Mario Guaraldi in Radici di carta, frutti digitali (2012).

E l’atmosfera mistica delle vecchie librerie? Sull’arredamento basta attrezzarsi. Potranno nascere librerie dedite solo ai libri di storia o solo ai libri fuori catalogo o solo ai libri di moda. L’importante è che chi entra in libreria possa trovare davvero il libro che cerca.
Davide Brullo

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