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Caro Diego,

L’emozione di vederti all’improvviso Commissario del Governo per il digitale e l’innovazione mi scatena un flash-back di ricordi: non solo quelli del recente viaggio a Seattle quando Amazon  stava  finendo di costruire,  nella zona del porto, ben 4 palazzine per ospitare le centinaia di ingegneri informatici neo assunti per lavorare al suo algoritmo; o della piadina romagnola che mi hai offerto nel locale del tuo amico cesenate. Ma quelli più antichi, del lontano  1997, quando ti invitai a Rimini per un confronto a muso duro con Umberto Paolucci, vice presidente Micrososft davanti a una platea di 5.000 persone.

Lui riminese, tu milanese – la tavola rotonda organizzata nell’ambito del 17mo Meeting aveva un titolo francamente  banalotto  ( La sfida europea dell’informatica: per una realtà futura non solo virtuale ), ma non si poteva essere troppo espliciti sulla  verità del  confronto-scontro fra le due galassie nemiche Microsoft e Apple (tu eri invitato  in qualità di Vice President Sales e General Manager di Apple Computer Europe, negli  anni di crisi dura per il mondo Mac; Paolucci come  Vice Presidente di Microsoft Corporation e Senior Chairman di Microsoft Europa Medio Oriente e Africa ).

Tu eri  davvero giovane, teso come una corda di violino,  si prendeva la scossa solo a starti vicino. Ti tiravi dietro quel buffo  portatile  supercorazzato  e quasi a manovella che assomigliava a una tartaruga Ninja,  progettato da Steve Jobs per una diffusione planetaria (!) che avrebbe dovuto partire  dall’Africa, per alfabetizzare ( al digitale ) i milioni di bambini del terzo e quarto mondo. Sarebbe dovuto costare cento dollari, quando i computer costavano ancora milioni!

Ripeto a scanso di equivoci: era il 1997, diciannove anni fa, tre anni prima del tuo approdo in Amazon.

Dal match con Paolucci tu uscisti piuttosto malconcio; e ti sfogasti durante tutta la cena al Borghetto.  Umberto – con cui sono ugualmente diventato amico – aveva declinato l’invito, non aveva  mica tempo da perdere, lui ! Manager navigato, abilissimo, politicamente prudente, col culto del business, ti aveva trattato un po’  da ragazzino presuntuoso. Fatto sta che il futuro digitale dell’Europa, a dispetto del titolo dell’incontro,  sarebbe rimasto solo “virtuale” ancora per molti anni (come pragmaticamente aveva sostenuto Paolucci).

Ma anche lui aveva qualche segreta ambizione da manager “pubblico”  e lo si sarebbe  visto nel giugno 2006 quando fu chiamato da Rutelli, come presidente ENIT, a riparare i danni di un disastroso “Portale Italia” costato “miliardi”  (e del ridicolo logo per il turismo subito battezzato “cetriolone” ).   La  sua prestazione fu però ,  oggettivamente ,  più che deludente … : le sabbie mobili ministeriali inghiottirologo-cetrioloneno e digerirono anche l’abile numero due di Bill Gates.

 

Ma col tempo e con la paglia, si sa, maturano anche le nespole!

Almeno per l’Italia c’è voluta tutta la stupidità delle sue corporazioni (a partire da quella editoriale) e la miope avidità della sua classe politica per riuscire a far perdere al Paese ben diciannove anni, prima che potesse maturare – speriamo – la  nespola dell’innovazione con la paglia di Matteo Renzi.

Ignoro se sia  stato lui personalmente o il suo amico e consulente Paolo  Barberis a contattarti per gettare le basi della trattativa che ti ha portato ad accettare la scommessa che sembrava persa nella rassegnazione generale.

Ha mille volte ragione Luca De Biase nel suo bel Crossroads su Nova (Il Sole 24 ore) a sostenere argutamente che “la tappa romana di Piacentini rischia di essere interessante. Potrebbe non essere l’ennesima replica della commedia all’italiana”.

La tua nomina apre in effetti scenari affascinanti, inediti e persino comici: gli editori e i produttori di beni industriali che ti avevano bollato come “il nemico” per eccellenza nella tua veste Amazon, per la “concorrenza sleale” (sic!) al commercio tradizionale di libri e di merci, da domani dovranno passare, chini  e schiumanti rabbia, sotto le tue  forche caudine politico-culturali  sventolanti il tricolore; o starsene  nascosti  “all’ombra dei muri di gomma” come argutamente annota De Biase. E se questo non fa il paio con la inattesa decisione di Google di puntare sul polo di sviluppo tecnologico per le Apps nella sgangherata Napoli delle puzze e dei  rifiuti, dimmi tu se non c’è materia per farsi due risate!

Sì, è cambiato il vento.

Di qui al 17 agosto, quando ti insedierai a Palazzo Chigi, prima ancora dell’uscita del decreto governativo che espliciterà i tuoi compiti, vedremo tutto il caravanserraglio dei peggiori vizi italiani, dall’adulazione servile al cinismo più scafato, dal gattopardismo al sabotaggio fino all’abile uso dei veleni mediatici. Vedremo le prime mosse degli imbalsamatori dell’innovazione, a partire dal già annunciato tema del conflitto di interesse (personalmente risponderei con una risata, ma non ho nulla da insegnarti; ad  Amazon ciò che è di Amazon e all’Italia ciò che è dell’Italia).

Per ora, caro Diego, sono semplicemente felice (come solo un bambino di 75 anni può esserlo ) della  tua mail in cui rispondi alle mie preoccupazioni con due semplici parole: “sono ottimista”.

La perversa capacità spappolatoria e insabbiatrice della burocrazia italiana dovrà dunque confrontarsi non tanto con il tuo “non aver nulla da perdere” o con la incredibile  formula del tuo “servizio volontario” che ha fatto sollevare più di un sopracciglio; e neppure dovrà fare i conti soltanto  con la tua nota abilità di manager coi canini appuntiti (che “non frequenta un convegno alla settimana”!) .

Dovrà piuttosto tentare di “capire” la  rivoluzionaria semplicità del tuo ottimismo lungimirante (che sa guardare lontano). E non ci riuscirà: agli insipienti la loro mancanza di senno[1] .

Tuo
Mario Guaraldi

 

 

[1] “Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe” . Così’ Gesù di Nazareth, alla faccia del pensiero laico!.