Mese: Novembre 2014 (Pagina 2 di 2)

scatta e follow up

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@diconodioggi

Quanto pop c’è nella vostra vita? È la domanda che la Galleria Civica d’Arte Moderna – Gam di Torino sta rivolgendo in questi giorni al pubblico, invitando a mandare foto sui social (soprattutto Instagram e Twitter) con l’hashtag #Followthepop.

L’occasione è la mostra Opera prima (a cura di Danilo Eccher, fino al 25 gennaio 2015), dedicata all’artista pop americano Roy Lichtenstein (1923–1997), celebre per i suoi dipinti che simulano, in pittura, le tecniche di stampa dei fumetti e delle immagini pubblicitarie.

La mostra presenta disegni, grandi dipinti e foto dell’artista al lavoro, in cerca delle prime idee che hanno ispirato i capolavori di un maestro che ha saputo trasformare l’attualità in un linguaggio ironico e attraente.

Oltre alle attività con il pubblico in sede, Gam promuove una partecipazione diffusa: la domanda “Quanto pop c’è nella vostra vita?” invita a passare in rassegna gli scaffali, gli armadi, le pareti di casa, in cerca di cose che richiamino il concetto pervasivo di pop. Sportelli del frigo costellati di magneti con la faccia di Mao, riproduzioni di Warhol, souvenir, scatole di cibi in miniatura, scarpe e calzini a pois, e poi cataloghi di mostre, libri di plastica…

La pagina social del museo si è riempita, a ondate, di messaggi illustrati, con picchi nel fine settimana e il 27 ottobre, giorno della nascita di Lichtenstein.

#Followthepop collega mostra, museo e pubblico, coinvolgendo attivamente le persone: tutti siamo curiosi di vedere se la nostra foto compare, quanto rimane nella prima pagina, quanto è pop rispetto alle altre. Un esempio ben progettato di partecipazione, #Followthepop, che s’inserisce in un fenomeno inarrestabile di rinnovamento del rapporto dei musei col pubblico, non solo quello in sala, ma anche quello lontano e desideroso di partecipare.

Sul tema del rinnovamento, segnaliamo l’e-book Comunicare la cultura on line: una guida pratica per i musei, un vero e proprio manuale per la «progettazione di siti web, content management, social media e analisi dei risultati», in cui i singoli strumenti sono presentati secondo gli obiettivi che il museo si prefigge.

Autore dell’e-book è l’attivissimo gruppo #svegliamuseo, fondato nel 2013 con lo scopo di creare un effetto rete fra i musei italiani. Un effetto tanto più necessario, visto che i musei non sfuggono, ormai, neanche al giudizio su portali come TripAdvisor.

Non solo ristoranti e alberghi, infatti, ma anche siti archeologici, palazzi storici, gallerie sono valutati dagli utenti con stelline e giudizi. E se qualche dubbio circola sulla veridicità dei commenti sulle strutture recettive, quelli sui musei sono sinceri – spiega Nicolette Mandarano, l’autrice de Il marketing culturale nell’era del web 2.0. Come la comunità virtuale valuta i musei (Guaraldi editore). Incuriosita dalle migliaia di commenti lasciati dai turisti sui portali di recensione, Mandarano li ha analizzati e classificati in tabelle da cui i musei possono trarre indicazioni preziose.

Fra i commenti non si trovano mai stroncature a priori, solo descrizioni circostanziate dei punti critici della visita, delle carenze nell’informazione, ma anche – in compenso – apprezzamenti sulle opere e sulla ricchezza del patrimonio italiano.

IL CORPO CHE NOI SIAMO. Di Andrea Conti

il corpo che noi siamo

5 novembre 2014 – BIBLIOTERAPIA 2014 – Come ammalarsi (o curarsi) con i libri

Variazioni sul tema: Mente e Corpo

Conversazioni, letture e visioni a cura dell’AISPED Associazioni Italiana Studio e Psicoterapia Eating Disorder.

Auditorium – Istituto “G. Lettimi” Rimini – Ore 17 – Ingresso Gratuito

Quando qualche giorno fa una mia cara amica, giovane psicoterapeuta con una brillante carriera in divenire, mi ha chiesto se avevo voglia di scrivere un racconto sul tema Corpo e Dolore Mentale non ci ho pensato un attimo. Mi ha buttato l’idea la sera e la mattina del giorno dopo, ore nove, il racconto era pronto. Il titolo del racconto: L’uomo che si tatuava il dolore. Racconto duro, diretto, di quelli che ti colpiscono dritti allo stomaco. Solo dopo averlo terminato il Grande Censore, il mio Super-Io, ha iniziato a pormi delle domande.
Di seguito il dialogo di quella mattina tra Me (me) e il Grande censore (gc)

gc: “Davvero hai intenzione di mettere in piazza così brutalmente i tuoi sentimenti?”
me: “Non è che ho voglia. In effetti è difficile. Ma qui si tratta di un’urgenza!”
gc: “Urgenza di un pubblico che ascolti e giudichi le tue profonde ferite? L’urgenza è un bell’aperitivo con una bella ragazza!”
me: “Si anche quello. Ma ti sei chiesto come mai abbia scritto questo racconto in cinque minuti senza modificare una parola? Quel racconto era già dentro me.”
gc: “Davvero non temi il giudizio di quel pubblico?”
me: “Oh certo che lo temo. Non ci dormo la notte. Ma sai come la penso. lo scrittore ha il dovere morale di mettere le proprie parole al servizio del progresso umano. Qui si tratta di una rivoluzione del sentire. Di una rivoluzione umana. Come posso non esserci? Ce l’ho pure tatuato sul braccio!”
Così ho messo a tacere il Grande Censore. Ho inviato il racconto alla mia amica che, entusiasta, l’ha fatto leggere alla sua equipe. Qualcuno ha pianto, qualcuno si è commosso. Insieme hanno deciso che “L’uomo che si tatuava il dolore” avrebbe fatto parte della conferenza su Corpo e Dolore della Mente.
Tutto il resto della conferenza è una sorpresa. Mi hanno detto che ci sarà una pianista, una simulazione di seduta terapeutica con un’attrice e una fase di approfondimento del tema.

Se siete parte della rivoluzione umana, forse dovete venire.

Andrea Conti

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